Ogni tanto mi smarrisco un poco, per fuggire allora gioco
mi ritrovo ad esser libero nell’aria
dissolto eppure ancora io cerco, puro, senza scoria
un segnale l’inizio della storia
cerco un senso fondo e infinito
che mi sembra lì nascosto dietro a un dito
quell’ amore sparso ovunque che non so
mai raccogliere in un pugno, quel che ho
E quel che ho, siete voi
che temo di non amar come vorrei, e che so che io potrei
Ogni tanto, spesso prendo fuoco
nel soffitto faccio un buco
e mi innalzo come fumo su nel cielo
disperso eppure ancora io
mi vergogno e controvento la mia rabbia spengo
e rido in un momento
alzo gli occhi verso l’infinito poi gli abbasso
a volte un po’ ferito
sento amore sparso ovunque che non so
mai raccogliere in un pugno, quel che ho
E quel che ho, siete voi
che temo di non amar come vorrei, e che so che io potrei
Ogni tanto, forse troppo spesso io mi sento sotto un sasso
e vorrei salir magari in un pallone
salir più in alto di un gabbiano e su, ancora più lontano
per vedere se toccherò la mano
cerco una risposta, anche un saluto, so che può bastare uno strarnuto
qualcuno che mi dica dove andrai
insieme, ancora insieme tu gli avrai.
R.Cocciante
Living in a teapot
25 marzo 2011
7 dicembre 2010
Piroette di sabbia

Strano risveglio quello di stamattina. Solita oscurità, solito paesaggio uggioso e solito freddo pungente. Mentre ancora annebbiata dal torpore del letto attendo che il bollitore mi offra la sua preziosa bevanda, mi soffermo sul calendario. La data di oggi è stata e resta per me foriera di bei ricordi, quelli da coccolare nei momenti di sconforto quando la lontananza dalla mia città si fa sentire di più.
Lo so che sono solamente una ottantina di chilometri scarsi a dividermi da lei, ma nella realtà sono gli anni luce di un passato che non c'è più a rendere la distanza ancora più lontana.
Oggi stento a riconoscere la mia Milano, ed ogni volta che ci vado fatico a ritrovare luoghi, strade, negozi ed ambienti a me famigliari.
La fiera tanto cara ai milanesi non è più la stessa, nemmeno il luogo è rimasto tale, per carità gli hanno attribuito un magnifico spazio, da sfondo il maestoso castello Sforzesco alle spalle, ma la fiera degli Obej Obej non è più quella di piazza sant'Ambrogio.
Quella che scorreva lungo le viuzze tra l'università Cattolica e la caserma Sant'Ambrogio, ed aveva la sua apoteosi nella piazza della basilica, quella che per ripararci dal freddo tutti al bar Litta a scaldarci, quella dove era d'obbligo avere al collo la collana di castagne affumicate al forno altrimenti che 7 dicembre era?
Quella dei cappelli di lana calcati fin sul naso, quella delle moffole fatte ai ferri dalla nonna, quella delle bancarelle etniche dove trovavi l'oriente a portata di mano.
Quella del pigia pigia che ti impediva di sentire il rigore dell'inverno, quella del profumo vaniglioso di frittelle, delle castagne arrosto e dello zucchero filato. Quella che povero Gianluca come farà per una settimana ad uscire di casa se davanti al suo portone le bancarelle stazionano giorno e notte.
La fiera degli Obej Obej iniziava la mattina presto e finiva a sera tardi tardi, quando ormai sulle bancarelle la merce cominciava a ghiacciare, e si rientrava a casa felici perchè per un'intera giornata avevamo assaporato la nostra città fin nelle sue più nascoste particelle di vita.
Una città, la mia, che non mi toglierò mai di dosso, che resterà sempre parte di me, perchè in fondo anche se in minima parte, io sono un po' parte di lei.
7 agosto 2010
Personale sentimento
...Tornerà un altro inverno, cadranno mille petali di rose, la neve coprirà tutte le cose
e forse un po' di pace tornerà......Odio l'estate.....Odio l'estate
25 gennaio 2010
3 novembre 2009
Quanta nostalgia
6 ottobre 2009
Un periodo pieno di sorprese???????
Assolutamente errato il titolo di questa canzone , e soprattutto poco consono al periodo che sto vivendo.
Un lento, quieto vivere, lasciando scorrere impercettibili le note in sottofondo, gli eventi arrivano piano piano, in silenzio senza far rumore.
Le emozioni sono pacate, docili, quasi flemmatiche. Si lasciano accarezzare mentre il corpo comincia ad assimilarne la nuova presenza.
Il tempo scorre lieve come sabbia dentro ad una clessidra ed io osservo i granelli succedersi ad uno ad uno, senza spintonarsi, rigorosamente in fila per due, come soldatini di piombo.
Una calma ed una serenità supportata dal plumbeo cielo di questo inizio ottobre, stagione a me sì tanto cara...
La sicurezza delle cose a me care accanto, mi conforta e mi offre questi inattesi attimi di dolce quiete.
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