7 dicembre 2010

Piroette di sabbia



Strano risveglio quello di stamattina. Solita oscurità, solito paesaggio uggioso e solito freddo pungente. Mentre ancora annebbiata dal torpore del letto attendo che il bollitore mi offra la sua preziosa bevanda, mi soffermo sul calendario. La data di oggi è stata e resta per me foriera di bei ricordi, quelli da coccolare nei momenti di sconforto quando la lontananza dalla mia città si fa sentire di più.
Lo so che sono solamente una ottantina di chilometri scarsi a dividermi da lei, ma nella realtà sono gli anni luce di un passato che non c'è più a rendere la distanza ancora più lontana.
Oggi stento a riconoscere la mia Milano, ed ogni volta che ci vado fatico a ritrovare luoghi, strade, negozi ed ambienti a me famigliari.
La fiera tanto cara ai milanesi non è più la stessa, nemmeno il luogo è rimasto tale, per carità gli hanno attribuito un magnifico spazio, da sfondo il maestoso castello Sforzesco alle spalle, ma la fiera degli Obej Obej non è più quella di piazza sant'Ambrogio.
Quella che scorreva lungo le viuzze tra l'università Cattolica e la caserma Sant'Ambrogio, ed aveva la sua apoteosi nella piazza della basilica, quella che per ripararci dal freddo tutti al bar Litta a scaldarci, quella dove era d'obbligo avere al collo la collana di castagne affumicate al forno altrimenti che 7 dicembre era?
Quella dei cappelli di lana calcati fin sul naso, quella delle moffole fatte ai ferri dalla nonna, quella delle bancarelle etniche dove trovavi l'oriente a portata di mano.
Quella del pigia pigia che ti impediva di sentire il rigore dell'inverno, quella del profumo vaniglioso di frittelle, delle castagne arrosto e dello zucchero filato. Quella che povero Gianluca come farà per una settimana ad uscire di casa se davanti al suo portone le bancarelle stazionano giorno e notte.
La fiera degli Obej Obej iniziava la mattina presto e finiva a sera tardi tardi, quando ormai sulle bancarelle la merce cominciava a ghiacciare, e si rientrava a casa felici perchè per un'intera giornata avevamo assaporato la nostra città fin nelle sue più nascoste particelle di vita.
Una città, la mia, che non mi toglierò mai di dosso, che resterà sempre parte di me, perchè in fondo anche se in minima parte, io sono un po' parte di lei.

1 commento:

  1. E' stata una piacevole lettura, però manca un parte essenziale!!!!!
    Perché la fiera degli obej obej non è più quella di una volta?
    Come è oggi e in che cosa si differenzia??
    Volevo capire se vale la pena tornarci.
    Grazie
    Ciao!

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